L’antistudente

LEONE-FERULEPrima di tutto, mi preme dire una cosa fondamentale: non ho semplicemente “mollato la scuola”. Ho fatto una scelta: l’autoformazione.

Per prima cosa, ti infilano in un gruppo a caso. La chiamano “socialità”. Se esprimi una qualsiasi forma di non conformità allo standard di ciò che è accettabile secondo la società, spunta fuori quindi la figura del bullo. I giustizialisti lo vogliono punito, i democratici lo vogliono rieducato…
io da anarchico dico che non può essere nè punito, nè rieducato. Il bullo non è ne più ne meno che il controllo sociale a misura di bambino. Se mai ti venisse in mente di essere te stesso, eccolo spuntare. Fa comodo dipingere questo fenomeno come se fosse un incidente, una casualità orrenda: questo approccio non mette in discussione la struttura che genera il bullismo e di cui ha bisogno per sopravvivere.Dopodichè, inizi ad “imparare”, e cosa impari? la storia dei potenti,la geografia dei colonizzatori… la scienza, che senza approccio critico può benissimo essere quella strumentale a chi cerca giustificazioni allo stato di cose, trovandole nella presunta naturalità del dominio: ma ciò che impari, come lo impari? fermo lì, non ti muovere, zitto e fai questo, se non lo fai ti metto la nota, adeguati ai ritmi altrui ed abdica i tuoi, lascia da parte ogni tua opinione: io sono l’autorità, ho ragione, sono
il professore. I professori sono poliziotti, il registro è la loro arma,l’autoritarismo è alla base della scuola; o almeno, di ogni progetto educativo che non abbia come fondamento l’anarchia, che non sia esplicitamente libertario. La morale di stato? se non obbedisci, è giusto reprimere. Salvo poi trovare folle di benpensanti pronti a lamentarsi del conformismo e della stupidità dei “giovani d’oggi”. I movimenti studenteschi rivendicano celle migliori tre mesi all’anno, poi svaniscono e continuano ad abbassare la testa come se niente fosse.

E’ molto facile parlare di metodi e scuole alternative, democratiche…la stessa solfa di sempre, rivestita di un neanche troppo sottile strato di rossissimo riformismo. Ci vuole molto più impegno a mettere in dubbio il dogma per cui esistono professori e studenti, accuratamente distinti e separati in compartimenti stagni.

Io sono docente di me stesso. Imparo da me, da ciò che mi circonda, dagli altri.
Non è facile e non mi interessa che lo sia. E’ migliore? non lo so e non mi interessa,ancora, che lo sia: non mi pongo come alternativa allo stato (e alle sue decadenze),
io mi pongo contro lo stato.Quello che conta per me è la libertà, distruggere ogni anello della
catena.
L’autorità si abbatte e non si cambia: non mi importa essere o fare il
bravo,
io sono l’antistudente, e faccio da me.

D.
Roma 26 gennaio 2013